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La bottigliata

Se la dieta mediterranea è famosa nel mondo dobbiamo ringraziare un americano: Ancel Keys. Tutto questo non è normale (fa pensare alla nostra cronica incapacità di valorizzare le ricchezze che abbiamo), ma almeno ci permette di raccontare una bella storia.

Siamo a Roma, nel 1951, a un congresso della FAO. Ancel Keys è già un nutrizionista famoso: è lui che ha ideato la razione K per i soldati americani. All’epoca sta studiando il rapporto tra alimentazione e malattie cardiovascolari, che in America (allora come oggi patria indiscussa del junk food) causavano 500.000 morti all’anno. Non a Napoli però, gli fa sapere il medico Guido Bergami conosciuto al congresso: le malattie cardiache, infarti compresi, nella città partenopea non sono un problema. E siccome è napoletano lo invita ad andarlo a trovare, per constatare di persona la cosa.

Ancel Keys non se lo fa dire due volte e con la moglie Margaret giunge a Napoli l’anno dopo, nel 1952. Subito i due si mettono a lavoro, e dopo una serie di esami scoprono sorprendentemente che i napoletani più poveri hanno un colesterolo molto basso: perché mangiano prevalentemente pasta, verdura e frutta, non potendosi permettere di più. Un colesterolo sicuramente più basso del napoletano ricco (la cui dieta comprende in abbondanza carne, formaggio, burro e uova) ma soprattutto dell’americano medio, con la sua pessima alimentazione.

Ecco perché a Napoli le morti per infarto sono rare, ed ecco la scoperta: è il colesterolo che incide sulle malattie cardiovascolari causando l’occlusione delle arterie, seguita poi dall’angina pectoris e dall’infarto.

Ancel e Margaret Keys decidono a questo punto di trasferirsi in Italia, a Pioppi nel Cilento, “per allungare la vita di 20 anni” diceva lui. E ci riuscirono: lui morì a 100 anni, la moglie a 96. In questo piccolo borgo di pescatori i coniugi americani scoprono un mondo: il Mediterraneo e la sua dieta. Un modello alimentare che affonda le sue radici nell’antichità (pensiamo alla triade grano, olio e ovviamente vino) e che oltre al fortissimo valore identitario e sociale (la convivialità!) è anche estremamente sano e ricco di sapori. “Oh my God!”, e cosa si può volere di più?

Ancel e Margaret Keys, sempre più entusiasti, mettono su casa: la chiamano Minnea, crasi di Minneapolis ed Elea (la vecchia colonia greca poco distante, dove Parmenide fondò la prima scuola filosofica al mondo nel V secolo a.C). Come tutti gli abitanti del posto fanno l’orto, l’olio e il vino; e sotto le sapienti mani di Delia Morinelli, loro cuoca per 35 anni, scoprono tutte le ricette della dieta mediterranea (tra cui gli spaghetti col polipo, il piatto preferito di Ancel). I coniugi Keys mangiano e intanto studiano: nel 1959 esce “Eat well and stay well”, seguito nel 1975 da “How to eat well and stay well. The Mediterranean way.” Due best seller che diffondono in tutto il mondo la dieta mediterranea (meno che in Italia, dove solo nel 2017 Slow Food ha iniziato a tradurli!).

In quegli anni Pioppi diventa caput mundi: un punto di riferimento per tutta la comunità scientifica internazionale che si occupa di alimentazione. Arrivano scienziati di fama da tutto il mondo, tra cui il cardiologo Jeremiah Stamler, che guarda caso ha 102 anni ed è ancora vivo.

E’ passato molto tempo da allora; oggi la dieta mediterranea è diventata Patrimonio Unesco (per iniziativa degli Spagnoli!), l’OMS ne ha fatto un modello per la sua piramide alimentare e la FAO l’ha promossa come una delle più ecosostenibili. Ricordiamocelo bene in un momento in cui l’alimentazione è diventata oggetto di schizofrenia: da Angelina Jolie, che sembra si nutra solo di bacche e frutti rossi (ma perché?), al metodo Panzironi, fino alle stupidiete di internet, che potremmo liquidare proprio col motto di Parmenide, “ex nihilo nihil fit” (dal nulla non nasce nulla).

Soprattutto, ricordiamoci di ringraziare Ancel Keys per la sua fantastica avventura, umana e scientifica, dedicata alla dieta mediterranea. Quando qualcuno in paese gli chiedeva “ma chi gliel’ha fatto fare, professo’?”, lui rispondeva: “Il pane fatto in casa, l’ulivo fuori la porta di casa e il pesce del mare davanti casa. Cosa si può volere di più?”.

Per chi vuole saperne di più consigliamo il bel libro di Elisabetta Moro “La dieta mediterranea. Mito e storia di uno stile di vita”, Il Mulino. A corollario trovate qui un’imperdibile intervista a Delia Morinelli, sempre di Elisabetta Moro.
Da ultimo segnaliamo l’edizione italiana di “How to eat well and stay well. The Mediterranean Way”, pubblicata da Slow Food nel 2017 col titolo “La Dieta Mediterranea. Come mangiare e stare bene”. Saremmo stati sicuramente meglio se qualcuno ci avesse pensato prima.

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