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HILBERG PASQUERO, VAREIJ 2016. Il brachetto con qualcosa in più: un 20% di barbera.
Il Vareij di Hilberg Pasquero è un vino che mette allegria ancora prima di berlo.
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SILVIO MORANDO, GRIGNOLINO 2017. Il rosso che si crede un bianco.
Silvio Morando ama così tanto l’uva grignolino che una volta provocatoriamente si buttò nudo nel mosto.
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ANDREA OCCHIPINTI, ALEA VIVA 2015. Da studente a professore dell’aleatico, tutto in una bottiglia.
Quelle stesse vigne di aleatico da cui oggi a Gradoli Andrea Occhipinti trae il suo Alea Viva, le ha analizzate prima come studente di agraria.
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CASCINA CARUSSIN, MOSCATO D’ASTI FILARI CORTI 2015. Il Moscato che ti fa cambiare idea sul Moscato.
Il Moscato Filari Corti di Cascina Carussin non fa storcere la bocca come la stragrande maggioranza dei moscati d’Asti, la fa godere.
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TENUTA GRILLO, PECORA NERA 2004. La differenza tra un vino inventato e un vino costruito.
Per fare un vino e metterlo sul mercato a più di 10 anni dalla vendemmia, come il Pecora Nera di Tenuta Grillo, o sei pazzo o sei Guido Zampaglione.
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GIUSEPPE APICELLA A’ SCIPPATA 2010, COSTA D’AMALFI DOC TRAMONTI. Un grande vino da meditazione che arriva da vecchie vigne. E ti fa pensare che meditare coi vecchi ti arricchisce di più che meditare coi giovani.
Toh, in Costiera Amalfitana ci sono pure dei contadini; e fanno vini strepitosi, come a Tramonti Giuseppe Apicella con il rosso A’ Scippata!
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LA PALAZZOLA RIESLING BRUT METODO ANCESTRALE 2011. Una storia di bottiglie spaccate, ingegneri nucleari e anche un po’ di poesia.
Stefano Grilli, patron de La Palazzola e autore del sorprendente Riesling Brut Metodo Ancestrale, fa pensare a uno di quegli intellettuali rinascimentali divisi tra scienza e umanesimo.
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OTTAVIANO LAMBRUSCHI, VERMENTINO COSTA MARINA 2014. Un vino da una terra di mezzo: metà ligure e metà toscano, metà di mare e metà di montagna, metà anarchico e metà contadino.
Dall’accento ti sembra di essere ancora in Toscana, ma dallo scetticismo con cui vengono accolte le richieste d’informazioni stradali capisci che sei già in Liguria, per l’esattezza a Castelnuovo Magra.
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CANTINA GULINO, MOSCATO DI SIRACUSA DON NUZZO 2012. Il vino invecchiato 2.700 anni.
La domanda è sempre quella: perché mi devo bere un merlot cileno fatto da una multinazionale americana, quando posso sorseggiare un vino come il Moscato di Siracusa Don Nuzzo che ha 2.700 anni di storia?
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CONTRADA SALANDRA, PIEDIROSSO 2011. Il rosso che affonda le radici all’inferno, quasi a ricordarci che il vino appartiene ai peccatori.
Di fronte a Contrada Salandra e al suo Piedirosso è riduttivo parlare di terroir, meglio genius loci.
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LUPINC, TERRANO 2012. Immagina di bere un bicchiere di roccia.
Se vi piacciono i vini fichetti non leggete questo post (e neanche questo blog), il Terrano di Lupinc non fa per voi.
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MILZIADE ANTANO, SAGRANTINO DI MONTEFALCO 2011. Da San Francesco a Francesco Antano: storia di un grande vino.
Nato come vino per la messa, grazie a Dio il Sagrantino di Montefalco è andato oltre: con aziende come Milziade Antano è diventato uno dei più grandi rossi italiani.
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LA VISCIOLA, CESANESE DEL PIGLIO MOZZATTA 2012. Borgogna? No, Ciociaria.
A giudicare dal Cesanese del Piglio Mozzatta, la Ciociaria potrebbe diventare sinonimo di eleganza.
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AZIENDA AGRICOLA SERRAGGHIA, SERRAGGHIA BIANCO 2013. Lo zibibbo fatto a Pantelleria, da Pantelleria.
Il Serragghia Bianco è uno zibibbo secco che rientra nella grande famiglia dei vini naturali, ramo nobile, quello che non contiene solfiti.
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VIGNA DELLA REGINA, FREISA DI CHIERI 2011.| Il vino che nasce nel centro di Torino, nè.
17 minuti all’andata, 15 al ritorno (è discesa): questo il tempo che s’impiega a piedi per raggiungere Vigna della Regina da Piazza Vittorio, il centro di Torino.
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PODERI SANGUINETO, NOBILE DI MONTEPULCIANO 2009. Un Nobile di origini contadine.
Più che una signora del vino, Dora Forsoni di Poderi Sanguineto è una maschiaccia del vino.
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1701, FRANCIACORTA VINTAGE 2009. 1701 di queste annate!
C’è una faccia nuova in Franciacorta, quella di Silvia Stefini, produttrice del 1701 Franciacorta Vintage.
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CASCINA GILLI, FREISA D’ASTI IL FORNO 2011. Dalle colline di Don Bosco, un vino per niente ecumenico.
Tra le colline dove nasce la Freisa Il Forno di Cascina Gilli, è nato anche Don Bosco.
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PALAZZONE, CAMPO DEL GUARDIANO 2011. La differenza tra ingerire un liquido e bere un vino che ha 2.500 anni di storia.
La Doc Orvieto Classico, di cui il Campo del Guardiano di Palazzone è la migliore espressione, praticamente è stata creata dagli Etruschi.
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DU GALLI, MORELLINO DI SCANSANO 2012. Due galli in un pollaio non possono stare. In cantina sì.
I ‘du galli’ in questione sono Giampaolo Paglia e Umberto Valle, due noti produttori di Morellino.
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PRODUTTORI DEL BARBARESCO, BARBARESCO 2009. Tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla nascita, dalla religione o dalla condizione sociale… hanno diritto di bere grandi vini.
Ma chi ha detto che un grande vino deve per forza costare tanto?
Forse chi non ha mai assaggiato il Barbaresco dei Produttori.
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G. MONTISCI, CANNONAU BARROSU 2010. Il colmo di un ex-meccanico? Fare un vino non aggiustato.
Siamo a Mamoiada, in Barbagia: isola nell’isola, dove i sardi sono ancora più sardi.
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