La Visciola Priore – Mozzatta, Cesanese del Piglio DOCG 2012
A giudicare dal Cesanese del Piglio Mozzatta, la Ciociaria potrebbe diventare sinonimo di eleganza. In barba a tutte le rappresentazioni folkloristiche di questa terra genuina (come il Compare Zappitto di Martufello). Si tratta più semplicemente di una comunità ad alta vocazione agricola, che grazie alla sua posizione defilata (Sud-Est del Lazio, al confine con l’Abruzzo) ha mantenuto una sua forte identità culturale; di cui fa parte a tutti gli effetti il cesanese: l’unico vitigno autoctono del Lazio, che dà vita all’unica DOCG della regione a bacca rossa, il Cesanese del Piglio. Alcuni dicono che per la sua finezza ricorda il pinot nero (quelli che parlano di vini francesi anche quando parlano di vini italiani oh yeah…), per me è in primis uno dei tanti vitigni italiani da riscoprire e valorizzare.
Come fanno con tanta passione Piero Macciocca e la moglie Rosa dell’azienda La Visciola: lui, di professione geometra, in cantina; lei, casalinga, in vigna. Proprio per esaltare le diverse sfumature del cesanese, hanno scelto di vinificare separatamente le loro tre minuscole vigne (di circa mezzo ettaro ciascuna), anziché unire tutte le uve insieme e fare un’unica etichetta. Lo sforzo è ancora più evidente se si considera che parliamo di una cantina grande come un monolocale, dove convivono a stretto contatto tonneaux, barrique, tini per la fermentazione e bottiglie ad affinare (qui non c’è traccia di archistar, ma nemmeno di archi).
Le vigne sono a conduzione biodinamica (La Visciola fa parte del gruppo La Renaissance) anche se Piero segue più le esigenze delle piante che un rigido protocollo. Quello che gli interessa è una sintesi con la tradizione: pratica il sovescio perché così faceva inconsapevolmente il padre piantando tra i filari le fave (con lo stesso scopo: dare vigore all’attività microbiologica). Lo stesso dicasi della cantina dove non fa il chimico ma, appunto, il geometra: certifica che tutto vada secondo natura.
Il Cesanese del Piglio Mozzatta è il cru che mi ha colpito di più per la sua complessità. Elegante pur senza rinunciare alla sua schiettezza ciociara, è quello che è sempre stato il Cesanese qui da queste parti: un vino gastronomico che accompagnava i pasti e la vita dei contadini. Anzi, se c’è una cosa che dà fastidio a Piero è che il padre e il suocero non possano più bere Cesanese del Piglio tutti i giorni per via del costo; gli piacerebbe per questo fare uno sfuso per tutte le tasche, da ammortizzare aumentando i prezzi dei cru.
Naso di frutta rossa, viola e spezie dolci; bocca leggera e avvolgente; finale leggermente tannico. Molto indicato per gli abbinamenti, in particolare zuppe di verdure e legumi (piatti poveri così non si monta la testa con questa storia dell’eleganza). Ora basta chiacchiere, in giro ce ne sono solo 1.000 bottiglie.
Bottiglie: 1.000. Prezzo: 20 € circa.
Potete trovarlo a Roma: Enoteca Trimani, Via Cernaia 37/b.
Azienda Agricola La Visciola
Via Carcassano, 03010 Piglio (FR) Tel. 0775/501950