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Hilberg Pasquero – Vareij 2016

Il Vareij di Hilberg Pasquero è un vino che mette allegria ancora prima di berlo. Per i suoi vivaci riflessi violacei e soprattutto per il suo gradevolissimo profumo floreale.

Lo producono Annette Hilberg e Michele Pasquero, una bella coppia italo-tedesca (anzi tedesco-itala a giudicare dal nome aziendale) che vive a Priocca, nel Roero (sud-est del Piemonte). Da queste parti, già Michele veniva considerato uno strano perché da giovane parlava più coi vecchi che coi suoi coetanei; figuriamoci come la presero quando infranse uno dei tabù più radicati nella cultura contadina: “moglie e buoi dei paesi tuoi”.

A proposito, ma di che parlava Michele coi vecchi contadini? Di amore per la terra, di tradizione, di radici. Così quando ereditò l’azienda agricola dal papà, e decise nel 1990 di puntare solo sul vino, quel vino aveva già una sua precisa identità. Lui lo chiama “bioergodinamico”, un nome che ha anche registrato. L’infisso “ergo” (“lavoro”, dal greco antico) gli serve per sottolineare la componente umana nella creazione del vino, intesa come capacità di scelta e di intervento. Insomma, un’adesione al biodinamico ragionata, fatta più di consonanze con ciò che la tradizione ha tramandato che di cieco dogmatismo.

Il Vareij stesso è la dimostrazione che Michele Pasquero è un tipo che ragiona con la sua testa. Si tratta infatti di un vino completamente inventato: un brachetto, con un 20% di barbera (in un territorio a netta prevalenza nebbiolo). E se è vero che qui nel Roero il brachetto esisteva già (essendo così profumato per il contadino era il vino delle feste) e che da queste parti qualcuno fa il Birbet (una versione dolce e spumantizzata che ricorda il tanto amato dalle donne Brachetto d’Acqui); è anche vero che il Vareij è qualcosa di profondamente diverso. Un vino secco e fermo, innanzitutto, e con in più l’aggiunta di barbera a dargli acidità e corpo. Una componente maschile che va a integrarsi perfettamente con l’anima femminile del brachetto, cioè l’aromaticità.

La prima annata è del 1995; da allora il Vareij è un vino unico. A parte per il nome che nonostante sia registrato qualche produttore ha pensato bene di imitare. Nelle intenzioni di Michele Pasquero doveva ricordare la valle chiusa – in dialetto piemontese appunto vareij – da dove arrivano le uve.

Proprio per esaltare il corredo aromatico del brachetto, il Vareij matura in acciaio e poi in bottiglia, senza passaggi in legno che potrebbero solo snaturarlo.

Al naso è un’esplosione di fiori: rosa e viola; più il fruttato della fragola. In bocca ha una sua finezza, ma con un bel corpo, grazie alla barbera e anche ai terreni argilloso-calcarei di questo angolo di Roero, al confine col Monferrato. Sorso lungo ed equilibrato.

Provate il Vareij di Hilberg Pasquero con il Plaisentif, il tipico “formaggio delle viole” fatto in Val Chisone e Val Susa. Oppure bevetelo da solo, visto che è già perfettamente abbinato di suo: corpo maschile e anima femminile.

Bottiglie: 5.000. Prezzo: 20 € circa.

Potete trovarlo a Torino: Enoteca Vino Lento, Via Corte d’Appello 13.

Hilberg Pasquero
Via Bricco Gatti 16, 12040 Priocca (CN), Tel. 339 1728728
www.hilberg-pasquero.com

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