Caro astemio, premesso che non ce l’ho con te, ma con tutti quelli come te, vorrei tanto sfruttare la casualità che ti ha fatto finire in un blog di vino. In questo momento ti starai sentendo come un prete capitato in un sito porno, ma niente paura: il vino non ti può fare del male (se è per questo neanche il sesso).
Ho deciso di scriverti perché voglio aiutarti: voglio che tu guarisca. Insieme ce la possiamo fare; e i tempi in cui mangiavi una fiorentina sorseggiando una Coca Cola oppure bevevi l’acqua del rubinetto con gli spaghetti alle vongole, saranno dimenticati per sempre (la prima ragione per cui dovresti iniziare a bere è proprio per dimenticare il tuo passato).
Te lo dico brutalmente: astemio, la tua vita fino ad oggi è stata triste. Prima di tutto, rinunciando al vino, hai rinunciato in un colpo solo a un altro grande piacere della vita, quello del cibo. Ti è sembrato di mangiare, magari anche di gustare qualche pietanza, ma è come se avessi visto la Cappella Sistina al buio. Non hai goduto davvero. Perché non si può godere del cibo fino in fondo senza accompagnarlo col vino. Insieme, se l’abbinamento è riuscito, si esaltano a vicenda; se non lo è, stanno comunque bene l’uno accanto all’altro. Nel primo caso sono come Lennon e McCartney, nel secondo come Albano e Romina. Quello che è certo è che il vino arricchisce sempre il cibo di un’altra dimensione.
Analizzando ancora la tua tristezza, ma sai quanti momenti di gioiosa convivialità ti sei perso legati al vino? Niente meglio di lui lubrifica lingue e cuori predisponendoli all’allegria. Trasforma estranei in amici, geometri in poeti, i giovani in saggi e i vecchi in incoscienti, fa cantare i timidi e gli stonati. Fa concludere addirittura buoni affari.
Astemio, nella tua irreprensibile vita quante volte ti sei innamorato? Ma lo sai che l’ebbrezza che dà il vino è la cosa più vicina all’innamoramento che ci sia dato di provare? In entrambi i casi la nostra anima si eleva e ci porta con sé. Per questo la seconda cosa più amata dai poeti, dopo le donne, è il vino; e per questo nella storia della letteratura non risultano poeti astemi.
Ma poi perché vorresti rinnegare così clamorosamente la tua civiltà! Il vino fa parte della nostre radici mediterranee al pari della filosofia greca, del diritto romano e della religione cristiana. Ne incarna la parte dionisiaca, appunto.
Caro astemio, congedandomi da te ti chiedo scusa se sono stato troppo duro, ma solo non nascondendoti la gravità della situazione c’è qualche speranza che tu possa guarire. Sappi che alla fine nella disgrazia sei anche fortunato: la tua malattia si cura col vino.
Mi auguro che questo articolo sia solo comico.
Ognuno è libero d’interpretarlo come vuole, Paola.
Beh, se non è comico mi preoccuperei seriamente.
Non sono astemia, ma rimango basita per il modo in cui gli astemi sono considerati “assurdi” dagli altri.
Alla maggior parte degli astemi fa schifo il sapore degli alcolici.
Quindi non si perdono un bel niente a non berli.
Tanto quanto io non mi perdo niente a non mangiare il cavolfiore.