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La bottigliata

Rimanga tra noi, ma nell’era dei blog quello che ci vuole è proprio una bella rivista sul vino come Pietre Colorate. Prima di tutto la carta si abbina meglio a una materia così poetica (leggere di vino sullo schermo di un computer è un po’ come berlo in un bicchiere di plastica); e poi un periodico si presta di più a una lettura lenta e approfondita rispetto a un blog. E il vino è: lentezza e profondità.

Detto ciò, per fare una rivista di vino oggi, con la carta stampata ormai in crisi irreversibile, bisogna proprio essere pazzi. Come  Francesco Orini, il direttore di Pietre Colorate. Fotografo di formazione (nel senso che a 17 anni ha acquistato una reflex, ha letto le istruzioni e ha cominciato a fotografare), ha scoperto il vino in maniera totalmente istintiva bevendo uno dei Kuenhof di Peter Pliger. Poi è partito col camper per approfondire la conoscenza di un paio di cantine, ma siccome ogni produttore gliene consigliava un altro che gliene consigliava un altro… è stato fuori 400 giorni di fila tra Italia e Francia (sempre dormendo sul camper). Dopodiché ha fatto il cantiniere per un paio di aziende e il cuoco per un ristorante. Uno così non poteva certo dare vita a Wine Spectator.

Pietre Colorate riflette in toto l’approccio al vino del suo fondatore: anarchico-emotivo e mai tassonomico. Niente degustazioni (che interessano solo ai degustatori che vi hanno partecipato e alle loro famiglie) e tanto meno voti. Al centro della rivista invece ci sono i produttori, spesso intervistati insieme in vivaci articoli a più voci, e i territori, raccontati culturalmente prima che dal punto di vista enologico. Insomma quello che c’è dietro il bicchiere è importante almeno quanto quello che c’è dentro.

Pietre Colorate è una rivista di vino trimestrale, che dal prossimo numero di aprile diventerà quadrimestrale. Questo perché secondo le intenzioni di Francesco Orini è un giornale di approfondimento, e più tempo ha il lettore per riflettere meglio è (niente twitt, retwitt, tag, hashtag, topic… ). La formula è quella della monografia, ognuna dedicata a un argomento, scandagliato attraverso contributi esterni e della variopinta redazione, che va da produttori come Nicoletta Bocca a osti come Diego Sorba. Il tutto sotto la supervisione di Barbara Corazza, altra anima della rivista. Alla fine c’è il drinker’s corner, lo spazio dove gli amici di Pietre Colorate suggeriscono bottiglie in linea col tema della monografia.

Elegante la grafica; molto suggestive le foto, la maggior parte di Francesco Orini. La rivista è distribuita in circa 1.800 edicole (non c’è bisogno di dire che sono le migliori) e costa 8 €; in alternativa l’abbonamento: 3 numeri a 24 €. Infine la carta, bella da toccare ma soprattutto da annusare, e trattandosi di vino non guasta. Lo schermo del computer per esempio non profuma di niente.

Pietre Colorate è edita da Viafavola Edizioni, Via Favola 18 – 33070 Polcenigo (PN).

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